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Alcuni degli itinerari qui raccontati si svolgono in parte lungo sentieri di montagna dove sono presenti tratti attrezzati con infissi (funi corrimano e brevi scale) e tratti esposti senza protezioni di sicurezza. Questi possono diventare un serio pericolo se non affrontati con la giusta attrezzatura, consapevolezza e forma fisica.
ITINERARIUM® non ha alcuna responsabilità rispetto ai percorsi qui riportati, alla loro percorribilità, praticabilità e sicurezza. Chi percorre questi itinerari lo fa a proprio rischio e pericolo.

Escursione al Motto dell'Arbujera e al Sass Priatecia (Sasso del Diavolo)

TRA I BOSCHI E LE COLLINE DEL VERGANTE DI COLAZZA E TAPIGLIANO

Vergante

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icona lunghezza Lunghezza:
5.7 Km
icona tempo Nostro tempo:
1h30' a piedi
icona dislivello totale Ascesa totale:
210 mt
icona dislivello Quote min e max:
515 mt - 685 mt
icona percorso anello Tipo di percorso:
anello
icona superficie Fondo:
sentiero - asfalto
icona panorama Panorama prevalente:
lago - boschi - masso erratico
icona copertura Copertura telefonica:
parziale
icona inverno Tracciato in inverno:
icona bicicletta Tracciato in bici:
no

L’enorme pietra poggiata sulle morbide colline del Vergante ha da sempre suscitato grande interesse, tanto che i Celti ne hanno inciso la superficie con delle croci ed una leggenda racconta, inoltre, che sul masso è presente l’impronta del sedere del Diavolo che ogni tanto veniva a sedersi proprio sul Sass Priatecia, che così prese anche il nome di Sasso del Diavolo.
L’itinerario ha inizio dal centro di Colazza, percorre il sentiero che da località La Rana, costeggiando il torrente Terzago, arriva ai margini dell’abitato di Tapigliano e risale il versante della Motta dell’Arbujera dove è presente una croce di pietra dalla quale è possibile ammirare il Lago Maggiore e, in lontananza, la Rocca di Angera.
Il Sasso del Diavolo è un masso di serizzo alto circa 3,5mt che ha purtroppo subito, negli anni passati, diverse asportazioni di materiale. Queste enormi pietre hanno da sempre suscitato molta curiosità: il loro essere solitari, maestosi e insoliti ha prodotto una grande quantità di miti e leggende per spiegarne l’origine. Solo alla fine del 1800 i geologi riuscirono a provare che l’origine di questi massi era data dai ghiacciai che, ritirandosi, lasciavano su queste colline i sedimenti più pesanti. Il CAI ne riconobbe fin da subito l’importanza storica e scientifica tanto da istituire il Comitato Glaciologico Italiano allo scopo di promuovere la ricerca sui ghiacciai alpini. Dal 1922 questi enormi massi erratici sono tutelati quali beni ambientali da salvaguardare.

 

Segui gli itinerari che portano alla scoperta dei massi erratici:
Sass Malò e la Pieve di San Martino
Grande anello da Dagnente a Montrigiasco

Il masso erratico di Dagnente


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